
Coldiretti Puglia: il termine ‘Puglia’ fa schizzare i consumi
L'etichetta 'made in Puglia' porta le vendite al +8,8 per cento nel 2020. Benissimo anche il segmento 'veggie' e, soprattutto, il biologico
— 16 Febbraio 2021Il termine ‘Puglia’ in etichetta fa bene ai prodotti agroalimentari, le cui vendite sono cresciute nel 2020 dell’8,8%. Lo fa sapere Coldiretti Puglia traendo spunto dallo studio dell’Osservatorio Immagino 2020o, condotto da Gs1 e Nielsen. Hanno contribuito al successo i vini Igp, la pasta di semola, le mozzarelle, le ciliegie, le passate di pomodoro made in Puglia.
“La Puglia, regione che vanta numerosi primati produttivi nell’agroalimentare – spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – ha dovuto imparare a difendersi dagli agropirati con l’indicazione obbligatoria dell’origine del prodotto in etichetta e il brand ‘Puglia’ ha acquistato spazio e autorevolezza negli anni, con i consumatori sempre più attenti all’etichetta e all’acquisto consapevole di cibo prodotto in Puglia”.
Cresce anche il ‘veggie’: +7,2% rispetto a giugno 2019. E il biologico, con il +4% di consumi. La Puglia è la seconda regione italiana più biologica, con 266 mila ettari coltivati a 9.380 operatori, una incidenza del 20% della superficie biologiche sul totale.
“Grazie alla ricerca il settore biologico può diventare un formidabile strumento di valorizzazione e un bacino di approvvigionamento – insiste il presidente Muraglia – di prodotti di alta qualità e un valore aggiunto per gli enti pubblici sensibili alla corretta alimentazione di adulti e bambini. E’ necessario al contempo che tutti i prodotti che entrano nei confini regionali, nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della sicurezza dei consumatori, perché dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.
L’Italia risulta essere uno dei Paesi che più importano alimenti biologici da Paesi extra Ue: nel 2019 sono arrivati 210 milioni di chili, quasi un terzo dall’Asia: “Occorre al più presto dare seguito alla raccomandazione della Corte dei Conti europea che invita a rafforzare i controlli sui prodotti biologici importati che non rispettano gli stessi standard europei in quanto a sicurezza”.
In Puglia, la superficie biologica è cresciuta dell’1%, dell’1,1% i produttori e preparatori. Aumenta in misura tendenziale l’aumento dei consumi, delle ditte di trasformazione e dei servizi connessi alla filiera dell’agricoltura biologica, ossia mense, agriturismi bio, ristoranti e operatori certificati.
“Altro punto centrale del nostro progetto sul biologico – continua il presidente Muraglia – è l’attenzione alla sicurezza alimentare nei servizi di ristorazione collettiva, divenuto un preciso dovere degli enti locali (Comuni, Province e Regioni)”.
Le pratiche bio interessano tutti i comparti agricoli: olivo (29%), cereali (23%), vite (6%), ortaggi (6%), dove anche rispetto al segmento dell’acquacoltura biologica 3 impianti sono pugliesi, aggiunge Coldiretti Puglia.
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