Tubercolosi: in Italia incidenza bassa
— 9 Aprile 2018In Italia, sette persone su 100 mila sono colpite dalla tubercolosi. Il che vuol dire bassa incidenza della malattia sulla…
Alza la voce la Confederazione FederFauna. E lo fa perché le aziende zootecniche italiane sono alle prese con una nuova minaccia: “Alla concorrenza estera, alla contraffazione e alla burocrazia, da anni si è aggiunta una minaccia ancora più grave: l’ideologia animalista e gli effetti della sua radicalizzazione, che minacciano non solo i produttori e le filiere, ma anche la sicurezza di tutti i cittadini”.
Terrorismo: questa la parola utilizzata da FederFauna, dopo l’ultimo episodio – avvenuto il 15 dicembre – quando un’azienda del Ravennate con allevamento di visoni è stata letteralmente assaltata da un gruppo di animalisti. Danni, naturalmente, per la ditta, gabbie aperte, molti animali morti o dispersi. “Non si può più parlare di una bravata di qualche esaltato, ma di una vera e propria azione criminale, premeditata e condotta da un’organizzazione a delinquere, peraltro dotata di notevoli mezzi economici”.
La rivendicazione riporta la sigla Alf (Animal Liberation Front), l’organizzazione animalista che in America e in molti altri Paese, anche europei, viene definita ‘terrorista’. A farne le spese, questa volta, è stato il Made in Italy: “L’azienda di Ravenna avrebbe iniziato, l’anno prossimo, il percorso per ottenere la certificazione WelFur sul benessere animale, un percorso che sta distinguendo per qualità il lavoro degli allevatori italiani e che il malcapitato ora non potrà certo facilmente riprendere”.
FederFauna cosa chiede, quindi? “Chiede da tempo che l’Italia si allinei ad altri Paese sviluppati e approvi una norma per riconoscere il reato di ecoterrorismo, per fornire alle forze dell’ordine i mezzi adeguati per contrastarlo e per garantire la sicurezza di imprese e cittadini”.
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